Caterina Ginnasi

Cosimo Fancelli, Busto Ritratto di Caterina Ginnasi, 1660 c., Londra, Victoria and Albert Museum.jpg

Caterina Ginnasi

Roma, 1590 - 30 novembre 1660

Cosimo Fancelli, Ritratto di C. Ginnasi
Londra, Victoria and Albert Museum, 1660 circa.

Ad oggi sono state rinvenute pochissime opere di Caterina Ginnasi, che pure fu artista prolifica, attiva a Roma nella prima metà del XVII secolo.

Nata a Roma nel 1590 da Dioniso, avvocato di casa Colonna, e da Faustina Gottardi, Caterina discendeva da un’illustre famiglia romana. I Ginnasi (Ginnasi 1931) erano uomini di toga e di scienza che si erano stabiliti a Roma verso la metà del Quattrocento per via della parentela con Alessandro Pallantieri, procuratore fiscale e governatore di Roma.

Caterina nacque nel palazzo di famiglia alle Botteghe Oscure dove visse insieme alla madre, morta nel 1646, e allo zio (Bonadonna Russo 1991), il potente cardinal Domenico Ginnasi (1550-1639). Rifiutò le nozze con il cugino Francesco (Cancellieri 1802) “per non distogliersi da questo bell’esercitio” (del disegno e della pittura) “lasciando da parte ogni altro lavoro donnesco […] Solea dire, che l’ago, e il fuso erano mortali nemici del toccalapis, e del pennello” (Passeri 1772, p. 306). Lo zio la mise dapprima sotto la guida del pittore romano Gaspare Celio, probabilmente all’inizio degli anni Venti, e poi di Giovanni Lanfranco, quando era impegnato nella decorazione per l’altare della Navicella (1627-28) in Vaticano. A conferma di questa notizia, il Lanzi riferisce che il pittore “istruì in Roma una nobil donna, di cui sono nella chiesa di Santa Lucia tutte le pitture, disegnate dal maestro e colorite da lei. Il suo nome fu Caterina Ginnasi” (Lanzi 1809, p. 174).

Le prime opere note realizzate dalla Ginnasi sono alcuni dipinti per l’antica chiesa di Santa Lucia alle Botteghe Oscure, completamente ricostruita tra il 1629 e il 1630, per ordine dello zio cardinale, dall’architetto Orazio Torriani, inglobandola all’interno del palazzo di famiglia. Secondo il Theatrum Romanae Urbis di Giovan Antonio Bruzio (1680 c.), la Ginnasi avrebbe anche collaborato con Torriani alla stesura del progetto. Secondo il Passeri, Caterina dipinse almeno quattro opere per la chiesa di Santa Lucia alle Botteghe Oscure: un Martirio di santa Lucia, una Ultima Cena, una Madonna, un San Biagio vescovo e un San Giuseppe. Di queste opere, oggi risultano ancora in situ solo il Martirio di santa Lucia e l’Ultima Cena.

Nel 1632, la pittrice si occupò dell’intera decorazione, con tele e affreschi, della cappella Ginnasi nella cattedrale di Velletri, di cui il cardinal Domenico era vescovo. Rimosse in seguito a lavori di ridipintura nel 1824, le tele raffiguravano una pala con la Madonna e i quattro santi protettori di Velletri e, ai lati, Sant’Eleuterio e San Ponziano. Non si conosce il soggetto degli affreschi della cupola, mentre i pennacchi erano decorati con i Quattro Evangelisti. Il ciclo è ricordato nella visita pastorale del 1636 che annota le “imagines Sanctorum” eseguite da Caterina “pro sua devotione” e terminate tre anni dopo.

Nella chiesa dell’Angelo Custode a Roma, demolita tra il 1928 e il 1929 per l’allargamento di via del Tritone, la pittrice aveva dipinto “un Angelo, che incammina un fanciullo per la via del Paradiso tenendolo lontano dall’Inferno” (Passeri 1772), forse realizzato intorno al 1637, quando l’Arciconfraternita degli Angeli Custodi si trasferì dalla chiesetta di San Valentino ai Cesarini (poi demolita) all’oratorio appositamente edificato che collegava la Fontana di Trevi a piazza Barberini. Il dipinto fu sostituito nel 1681 con un quadro di soggetto analogo opera di Giacinto Brandi.

Nel 1638 Caterina risultava iscritta all’Accademia di San Luca, alla quale, il 18 ottobre, in occasione della tradizionale festa di San Luca, donava 60 baiocchi di elemosina. I registri dell’Accademia la ricordano anche nel 1651, insieme a Anna Maria Vaiani, Giovanna Garzoni, Felice Orlandi e Giustina Guidotti e, ancora, nel 1661 con Plautilla Bricci, Ippolita de Biagi e Maddalena Corvini (Lollobrigida 2008).

L’inventario post mortem del cardinal zio elenca altri quadri della nipote conservati nella galleria del palazzo e raffiguranti Santa Caterina d’Alessandria, l’Assunzione della Vergine, San Michele Arcangelo e una Madonna con i quattro santi protettori di Velletri, quest’ultimo definito “grande” e probabile copia della pala d’altare eseguita per la cattedrale di Velletri.

Della pittrice si ricordano altri due olii, dispersi, raffiguranti una Natività con la Madonna  “che stà infasciando il Bambino” e una Pietà con “un Putto che sostiene la mano di Cristo”, presenti nella collezione settecentesca dei Pio di Savoia. Infine, il Ritratto del cardinal Ginnasi, già nella collezione del conte Carlo del Medico di Carrara, e ora nel Museo di Palazzo Braschi a Roma.

Dopo la morte dello zio, l’artista si dedicò a due iniziative religiose da lui avviate pochi anni prima: il monastero del Corpus Domini, fondato nel 1637 all’interno del palazzo di famiglia, dove - seguendo la regola carmelitana - potevano prendere voto non più di ventitré monache, conosciute come le “monache ginnasie”, e la Confraternita di Santa Maria Costantinopolitana del Suffragio, insediata nella cappella di famiglia nella cattedrale di Velletri.

Caterina, “caduta in una grave e lunga infermità contratta per aver patito troppo freddo di notte nella sua chiesa” (Passeri 1772, pp. 308-309), morì a Roma il 30 novembre 1660 (Archivio del Vicariato di Roma, Morti, S. Lucia delle Botteghe (Santa Lucia alle Botteghe Oscure), II (1649-1715), f. 38v) e fu seppellita, “privatamente e senza pompa alcuna funebre”, all’interno della cappella di San Biagio nella chiesa di famiglia, accanto alla madre e allo zio.

Un busto marmoreo conservato al Victoria and Albert Museum di Londra è stato identificato (Pope-Hennessy 1964) come il Ritratto della pittrice, eseguito intorno al 1660 da Cosimo Fancelli (1618 - 1688). L’opera in origine doveva far parte del monumento funebre di Caterina ed è stilisticamente vicina a quello di Faustina Gottardi, morta nel 1646. Il ritratto raffigura una donna con la testa coperta da un velo, segno di modestia e devozione, attributo simbolico delle attività caritatevoli e della vita pia condotta dall’artista.

Il 6 gennaio 1657 Caterina aveva fatto testamento e lasciato in eredità una serie di quadri a ecclesiastici o a esponenti di illustri famiglie romane. Pubblicato dalla Trinchieri Camiz, l’atto riporta un quadro “grande” con San Michele, presumibilmente lo stesso menzionato nell'inventario dei beni del cardinale Domenico, insieme con un Ecce Homo di Tiziano, già appartenuto allo zio, destinato al cardinale Giovanni Battista Maria Pallotta; un quadro su rame con Sant’Alessio a Tersilia Pallotta; un Crocifisso a monsignor Altieri; un Ecce Homo di mia mano” a suor Lucrezia Altieri Ricci; una Santa Caterina a Laura Caterina Altieri; un quadro “grande” di Santa Caterina da Siena a suor Maria Virginia Altieri; una Santa Maria Egiziaca a suor Maria Maddalena Altieri; una Sant’Anna a suor Felice Maddalena Santacroce; “il quadro del Anima con le parole" a suor Prudenza Ranucci; una Madonna a Porzia Pallavicini; infine, un quadro “grande” con Santa Teresa al convento di Santa Maria della Scala. Nell'inventario post mortem sono ricordati, infine, un Angelo Custode non finito e, nel viridario di Santa Sabina, una Madonna con santa Teresa.

Consuelo Lollobrigida


Fonti archivistiche e Bibliografia

Roma, Archivio dell'Accademia di San Luca, vol. 166, n. 87 (1651); vol. 69, c. 296 (1661).

Roma, Archivio storico diocesano, Morti, S. Lucia delle Botteghe (Santa Lucia alle Botteghe Oscure), II (1649-1715), f. 38v:

“Die 30 Novembris 1660

Illustrissima Domina Catharina Gimnasia Romana Annorum 67. quondam Dionisij ___ filia et Nepote Clare Memoriae Excellentissimi Dominici Cardinalis Gimnasij Sacri Collegij Decani in eius Aedibus infirmata prope Ecclesiam Sancte Lucie ad apothecas eius parochiae in Communione Sancte Matris Eccleasiae Animam Deo reddidit, cuius Corpus die prima Decembris cum solemni apparatu et more Cardinalium de mane fuit expositum in dicta Ecclesia  et in eadem [die] de sero fuit cum Capsa plumbea tumulatum in medio Cappelle SS.orum Blasij et Ambrosij, cui a lateribus sunt sepulcralia Dicti Excellentissimi Cardinalis et Illustrissime Faustine Gottarde eius matris. Eius propria Confessario confessa Sanctissimo Viatico refecta die 28 Novembris et Sacri Olei unctione roborata die 29 et per me Dominicum Arnolphinus eius Curatus”.

(Documento segnalato e trascritto da Alessandra Masu).

Giambattista Passeri, Caterina Ginnasi, in Vite de’ pittori, scultori ed architetti che hanno lavorato in Roma…, presso Gregorio Settari, Roma 1772, pp. 306-309.

Francesco Cancellieri, Storia de' solenni possessi de' sommi pontefici detti anticamente processi o processioni dopo la loro coronazione dalla Basilica Vaticana alla Lateranense dedicata alla Santità di N.S. Pio 7. P.O.M. da Francesco Cancellieri, Roma 1802.

Luigi Lanzi, Storia pittorica della Italia…, presso Giuseppe Remondini e Figli, Bassano 1809, Tomo secondo, pp. 173-74.

Giulio Cantalamessa, “Una scultura ignota del Bernini”, in Bollettino d’arte del Ministero della PI, vol. V (1911), fasc. III-IV, pp. 81-88.

Amadore Porcella, “Ancora per la Chiesa dell’Angelo Custode”, in Osservatore Romano, 2/3 novembre 1927.

Francesco Ginnasi, Storia della famiglia Ginnasi, Imola 1931.

John Pope-Hennessy, Catalogue of Italian Sculpture in the Victoria and Albert Museum, Vol. II, Text. Sixteenth to Twentieth Century, London: Her Majesty's Stationery Office, 1964, p. 616.

Maria Teresa Bonadonna Russo, “Figure minori del Seicento Romano: Caterina Ginnasi”, in Strenna dei Romanisti, 1991, pp. 451-468.

Franca Trinchieri Camiz, “Virgo-non sterilis… nuns as artists in seventeenth-century Rome”, in Picturing women in Renaissance and Baroque Italy, a cura di G.A. Johnson - S.F. Matthews Grieco, Cambridge 1997, pp. 159-164, 282 s.

Alfredo Marchionne Gunter, Cappella di palazzo Ginnasi-Cappella dell'Immacolata nell'Istituto Maestre pie "Filippini", in Roma sacra: guida alle chiese della città eterna. Soprintendenza per i beni artistici e storici di Roma, IV, Napoli, E. De Rosa, 1998, pp. 17-21.

Olga Melasecchi, voce “Caterina Ginnasi”, in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, vol. 55, Roma 2002, pp. 21-23.

Consuelo Lollobrigida, Donne Artiste nella Roma Barocca, dottorato di ricerca, a.a. 2007/2008, Sapienza Università di Roma.

Maria Barbara Guerrieri Borsoi, “La proprietà Rufini-Capizucchi-Ginnasi a Santa Sabina: dai Farnese all’Arcadia”, in L’Aventino dal Rinascimento a oggi. Arte e architettura, a cura di M. Bevilacqua, D. Gallavotti Cavallero, Roma 2010, pp. 192-195.

Sheila Barker, “Art as Women’s Work: the Professionalization of Women Artists in Italy, 1350-1800” in By Her Hand, catalogo della mostra, Wadsworth Atheneum, Hartford, CT 2021-2022; Detroit Institute of Arts, Detroit, MI 2022, p. 47.

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